Europa. Ricordo che alla fine di maggio resterà operativo soltanto nicoloscialfa.it

Europa

Sento parlare spesso di Europa… Un tempo era sinonimo di Cristianità. Nel XVIII secolo Novalis identifica la Cristianita con l’unità e quindi con l’Europa. Per Curtius è Romania e solo grandi opere come la Commedia o il Faust la rappresentano culturalmente in una logica unitaria e sovranazionale. Per Novalis e Curtius la radice del Male è lo Stato nazionale moderno. Così sarà poi anche per Eliot. Stato nazionale come anti Europa. Se esistono gli Stati non esiste l’Europa e viceversa. Se tramonta il grande disegno Cristiano l’Europa diviene semplice materia, perde l’anima, perde il senso. Altri invece sostengono che la complessità apporta senso e che il policentrismo è un vantaggio; la genesi della tragedia barocca offre significato. Nella tragedia barocca tutto nasce dalla decisione del Principe, magari ingiusta e drammatica, oscura e terribile ma decisiva per i destini umani, da King Lear a La vita è sogno, dal gesto sconsiderato del vecchio re a quello di Sigismondo.

Il trono di sangue è il simbolo dello Stato moderno, sinonimo di stato assoluto e quindi di finis Europae nel disegno cristiano. Hegel e Kierkegaard vedono invece in questa nascita tragica il destino d’Europa. Nasce così il romanzo moderno, dal Bildungsroman al romanzo di adulterio a quello storico. Poi l’esplosione attorno al 1830: Stendhal, Balzac, Puškin e Manzoni tra gli altri. Ormai è una repubblica delle lettere che tocca anche il freddo nord borghese e l’est asburgico e persino russo. Solo la letteratura? Ma no, ma no, anche la musica e le arti figurative offrono un’idea di Europa unita culturalmente ma spezzettata in stati nazionali.

E malgrado tutto è “piena”, da Dublino a Praga, a San Pietroburgo; un fiorire di nuove forme narrative, dal melodramma al gotico, dal poliziesco al fantascientifico. Occorre ora rappresentare ciò che si tende a nascondere: sfruttamento, colonialismo, imperialismo ma soprattutto trionfo della modernità. Un Altro dall’Europa va raccontato e il compito viene assolto dalla letteratura di massa e dalla sua fede nella trama mentre l’alta cultura ragiona sull’uomo senza qualità, sull’ambiguità, l’indecisione. Ormai si è aperto il baratro, siamo in pieno Novecento e al compimento del dramma. L’arte diviene superflua, la cultura viene messa da parte dall’Economico, la cultura di massa prevale. L’alta cultura perde la sua funzione critica e di sorveglianza della decisione politica e quindi può sperimentare, vendere l’anima al diavolo. Nulla ormai è proibito all’arte… tanto non conta più nulla. La lingua predominante è l’inglese e l’Europa esce da se stessa. È il tempo di Conrad, della contemporaneità del non contemporaneo, delle Demoiselles d’Avignon e la Sagra della Primavera. Sanguinosa barbarie e tradimento dei chierici, bisogno di mito per le masse che vogliono credersi colte e si sentono perdute a causa delle devastazioni belliche.

Gli Stati nazione sono sempre più deboli e cedono sovranità agli americani. Altro che dibattito su Cristianità o polimorfismo statuale! E oggi?… non vale la pena parlarne.

J.V.

Apollo e Dafne

Apollo e Dafne

Gian Lorenzo Bernini crea quest’opera tra il 1622 e il 1625. Si trova a Roma nella Galleria Borghese. Commissionata dal cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V. Opera barocca per eccellenza. Realizzata in marmo (dal greco marmoros/brillante) per far penetrare la luce sino a tre centimetri di profondità creando un effetto luminoso particolare. Composizione elicoidale, va vista girandole attorno. Opera teatrale, come esige il Barocco. Metamorfosi di mani e piedi, capelli e boccoli finemente scolpiti creano una meravigliosa leggerezza. Uso del trapano per ottenere la trasmutazione.
Il mito di Apollo e Dafne si trova nelle “Metamorfosi” di Ovidio.
Dafne è figlia di Peneo, il dio del fiume.
Eros, per vendicarsi di Apollo che si era preso gioco di lui, scocca contemporaneamente due frecce: una d’oro in direzione del dio, che lo rende follemente innamorato della ninfa, l’altra, in piombo, in direzione dello sventurato capro espiatorio, che ne sarà invece disgustata. Dafne, sul punto di essere catturata, invoca suo padre di trasformarla in un alloro.
Secondo Ovidio, Apollo poteva sentire il battito veloce del cuore della ninfa con le dita della mano.

J.V.

Basilica di Santa Maria delle Vigne, Genova…

Basilica di Santa Maria delle Vigne

Romanica, barocca, neoclassica… costruita nel X secolo e poi continuamente rivisitata sino al XIX. Sancta Maria in Vineis perché situata al centro di una zona esterna alle mura coltivata a vigneti. Quartiere della Maddalena. Papa Giovanni Paolo II, con un suo breve dell’8 gennaio 1983, ha conferito alla chiesa il titolo di Basilica minore. Pio VII, rifugiatosi a Genova durante i Cento giorni di Napoleone, il 16 aprile 1815, visita la chiesa celebrandovi la messa.
Nel 1854 viene battezzato Giacomo Della Chiesa, il futuro papa Benedetto XV. Vi è sepolto il musicista Alessandro Stradella (1644-1682), pugnalato a morte il 25 febbraio 1682 durante un suo soggiorno a Genova da due sicari inviati probabilmente da un nobile veneziano per motivi passionali. Altri vedono il mandante in Giovan Battista Lomellini, offeso per una presunta relazione tra la sorella e il compositore, suo maestro di musica.

Genova…

J.V.