Il Delitto Matteotti. Dal primo giugno sarà operativo soltanto nicoloscialfa.it

Il Delitto Matteotti

Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti, onorevole socialista, uomo di spicco delle opposizioni parlamentari al Fascismo, viene sequestrato e ucciso.

Un passo indietro: il 30 maggio, alla riapertura della Camera, dopo le elezioni del 6 aprile, Matteotti chiede la parola e il suo discorso, interrotto continuamente dai fascisti e dal Presidente Alfredo Rocco, colpisce per durezza, precisione e rigore; un aspro atto d’accusa sull’utilizzazione della violenza da parte di Mussolini e del suo governo. Lo stesso parlamentare, consapevole del rischio che sta correndo, dice a voce alta all’on. Cosattini:”Ed ora preparatevi a farmi l’elogio funebre”. Del resto già Amendola e Nitti, tra gli altri, avevano subito aggressioni. In un’atmosfera infuocata si giunge al pomeriggio del 10 giugno quando 5 uomini sequestrano Matteotti sul Lungotevere Arnaldo da Brescia di fronte ad un ragazzo di 12 anni e al portinaio di una casa vicina. Si comprende subito che si tratta di un assassinio. Mussolini pronuncia un imbarazzato discorso alla Camera il 12; sapeva già tutto, dal momento che Dumini, il capo della banda, aveva già riferito al suo segretario particolare Fasciolo. Secondo Gaetano Salvemini Il Duce era addirittura il mandante dell’omicidio. Questa tesi è stata confutata da Renzo De Felice secondo il quale i suoi collaboratori avrebbero attuato il disegno criminale andando oltre le intenzioni del Presidente del Consiglio. È possibile che il vero movente non sia stata soltanto la dura reprimenda sulle violenze fasciste ma soprattutto la minaccia paventata da Matteotti, esperto di questioni finanziarie, di denunciare loschi affari che coinvolgevano il Duce in persona. Personalmente credo, da persona dotata di normale buon senso e che ha studiato la questione, che Mussolini non potesse, come minimo, non sapere. Gravi poi le responsabilità della Corona, perché Vittorio Emanuele III non chiese le dimissioni del Governo di fronte a fatti di inaudita gravità. Il 27 giugno si costituisce la secessione dell’Aventino con i nefasti esiti che tutti conosciamo. Il Fascismo poteva essere fermato e purtroppo questo non avvenne. Mussolini, scampato il pericolo, si rafforza e dal 1925, grazie alle divisioni e alle incertezze delle opposizioni, inizierà la dittatura vera e propria. Riporto un breve passo del suo discorso alla Camera del 3 gennaio 1925: “Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto.

Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!

Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento ad oggi.”

“La causa del delitto non va ricercata in sole ragioni politiche ma nella necessità di far tacere l’onorevole Matteotti che si era prefisso di sollevare uno scandalo a carico di gruppi finanziari in rapporti con uomini politici.” (Epifanio Pennetta, capo della polizia giudiziaria durante l’istruttoria del processo Matteotti, giugno 1924)

Questi i fatti… non aggiungo altro.

J.V.